INTELLIGENZA ARTIFICIALE E GIOCO D'AZZARDO PATOLOGICO: AL VIA SPERIMENTAZIONE

data di pubblicazione:

27 Luglio 2021

Un progetto innovativo che usa le nuove tecnologie digitali per prevenire e contrastare il gioco d’azzardo patologico: è questo il nuovo progetto dell’azienda sanitaria di Padova Ulss 6 Euganea in collaborazione con l’industria digitale di Genova Ett. La sperimentazione prevede l’uso di una piattaforma tecnologica che, attraverso la simulazione di scene virtuali di gioco d’azzardo, stimola l’utilizzatore e ne valuta la sensibilità al gioco d’azzardo patologico. Secondo quanto riportato da un articolo de Il Quotidiano della Sanità: ““Il protocollo è il primo in Europa ad integrare AI e VR per la diagnosi precoce delle dipendenze da gioco e può aprire la strada anche per modalità di trattamento più efficaci” ha sottolineato dal professor Giuseppe Riva, ordinario di Psicologia Generale all’Università Cattolica di Milano e consulente scientifico del progetto. Lo stesso protocollo è incluso nel più ampio progetto “Cambio Gioco”, messo a punto dall’Ulss 6, finanziato secondo le indicazioni del Ministero della Salute e approvato dalla Regione Veneto con l’obiettivo di ridurre le conseguenze del gioco d’azzardo patologico sulla popolazione.
Creare sinergie tra operatori sanitari e stakeholder e integrare l’approccio tradizionale con quello supportato dall’utilizzo di tecnologie avanzate come VR e AI sono appunto due dei requirements del progetto “Cambio Gioco”.

Composta da un visore VR (VR Head Mounted Display – HMD), un sensore wearable e uno smartphone, la piattaforma tecnologica oggetto della sperimentazione ricrea ciò che viene definito “setting virtuale ad hoc”, in tutto simile alla realtà ma privo delle conseguenze negative che possono intervenire, invece, in un setting reale. Il visore, infatti, è costituito da un casco immersivo senza cavi Oculus che mostra a chi lo utilizza video digitali a 360°, con livelli di simulazione ambientale perfetti e piena partecipazione alla scena. Gli scenari virtuali ricreati dalla piattaforma nell’ambito della sperimentazione sono una sala scommesse, un bar che vende gratta e vinci e una sala di videolottery con slot machines. La realtà virtuale consente di ricreare la complessità dell’ambiente di gioco e dei suoi stimoli, che possono essere “controllati” da chi gestisce lo studio fino a sollecitare il craving, ovvero il desiderio compulsivo di giocare.

Mentre la persona è coinvolta nell’esperienza di realtà virtuale vengono automaticamente raccolti alcuni dati. Un primo elemento raccolto riguarda la posizione dello sguardo in base alle coordinate verticali e orizzontali, così da generare una “heat map”, o feedback visivo, che è in grado di indicare su quali oggetti lo sguardo si è maggiormente soffermato. Questo output viene poi correlato ai parametri fisiologici (digital biomarkers) come la frequenza cardiaca, rilevati in contemporanea da un sensore wearable collocato sull’avambraccio, per valutare come variano in funzione dell’immagine visionata dall’utilizzatore. Grazie all’esperienza virtuale, i feedback visivi sono scanditi secondo per secondo così da mettere a fuoco l’area a maggiore impatto emotivo della scena simulata nel setting di gioco. Sarà proprio grazie a tale documento di output che si potrà addestrare un algoritmo in grado di identificare i soggetti “sensibili” al gioco d’azzardo patologico sulla base dell’attivazione dei marcatori fisiologici, come appunto la frequenza cardiaca.

Per l’addestramento dell’algoritmo, il protocollo di studio dell’Ulss 6 Euganea prevede l’arruolamento di un campione clinico (popolazione con diagnosi di disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico) e di uno non clinico (popolazione generale). Ciò perché l’algoritmo, con cui vengono processati i dati provenienti dai video della piattaforma, possa “apprendere” secondo la tecnica del machine learning a distinguere i tratti tra soggetti, in base al campione di appartenenza. Il modello per la rilevazione dei marcatori fisiologici ha una natura dichiaratamente predittiva: è centrato esclusivamente sulla capacità di prevedere la vulnerabilità individuale al gioco d’azzardo, e dunque può fornire ai sanitari informazioni utili alla diagnosi clinica e alla prevenzione della dipendenza patologica da gioco d’azzardo.”

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