PSICOTERAPIA A DISTANZA

data di pubblicazione:

16 Luglio 2020

Proponiamo una sintesi di un articolo Lockdown e psicoterapia a distanza: come cambia la cura attraverso lo schermo a cura di Martino Maria e Melissa Emanuele, pubblicato su Scritti@Istituto Minotauro, 2020.
Si tratta di un report di un’intervista 
che ha coinvolto quindici psicoterapeuti di diversa esperienza ed orientamento teorico, volta a valutare l’efficacia, le relazioni, la tecnica  della cura a distanza.
L’indagine si è svolta dal 15 al 28 aprile, durante la prima fase del lockdown.

Poco più della metà dei pazienti ha accettato il passaggio a sedute a distanza. I fattori che hanno determinato l’interruzione sono stati soprattutto le caratteristiche del paziente, una recente relazione terapeutica o una scarsa motivazione. Gli psicoterapeuti si descrivono come più coinvolti e supportivi, sentendosi chiamati dalla modalità online e dalle circostanze speciali dovuti al Covid a una maggiore vicinanza al paziente.
In certe situazioni il lockdown è stato considerato terapeuticamente positivo perché, pur alimentando reazioni ansiose, ha aiutato alcuni pazienti ad essere più in contatto con i propri vissuti.
Le difficoltà degli psicoterapeuti nell’adattarsi a questo passaggio non hanno riguardato tanto la padronanza tecnologica necessaria a vivere serenamente il lavoro online, quanto aspetti decisionali legati alla direzione della cura, influenzati dal peculiare stato contingente di isolamento e attesa costante di ulteriori cambiamenti.
Gli psicoterapeuti hanno rilevato nei pazienti un aumento di ansie e anche di angosce persecutorie, ciò ha favorito uno spostamento dei loro interventi in una direzione più supportiva, giustificata anche con la necessità di prendere un tempo per «rimandare al lavoro di persona sviluppi più cruciali.
Altri psicoterapeuti, invece, hanno rilevato come questo periodo sia stato per molti un momento in cui spogliarsi di meccanismi e sovrastrutture difensive della vita quotidiana, spesso frenetica; una circostanza del tutto straordinaria in cui il contatto il proprio mondo interno si è amplificato, con un nuovo spazio per una maggiore riflessione. In particolare, alcuni psicoterapeuti di orientamento psicoanalitico hanno notato come, nelle psicoterapie che sono state gestite con la sola chiamata vocale per pazienti abituati a un setting vis à vis, si sia creata una situazione molto simile al setting con il lettino.
La metà degli psicoterapeuti non aveva mai condotto sedute al telefono o in videochiamata precedentemente al lockdown; l’altra metà si divide fra chi ha condotto un numero ridotto di prese in carico per un periodo compreso fra i sei mesi e un anno e chi ha solo saltuariamente fatto ricorso a tale possibilità per eventi eccezionali. Questa scarsa familiarità non permette dunque di isolare con chiarezza cosa possa essere strettamente legato all’adozione del setting a distanza e cosa alla particolare condizione condivisa attualmente da pazienti e terapeuti, poiché non è stato possibile confrontare l’andamento di una presa in carico a distanza prima delle misure restrittive e dopo la loro introduzione.
La metà degli psicoterapeuti ha valutato che il proprio modello teorico-clinico abbia caratteristiche che ben si adattano alla terapia a distanza, mentre circa un terzo ha valutato che essa non abbia giocato un ruolo rilevante; i restanti hanno espresso una debole influenza positiva di qualche aspetto secondario.
Tra i vantaggi che molti hanno scoperto nel lavoro online, riferendosi in particolare a questo periodo, viene trasversalmente riconosciuta la possibilità di mantenere un buon livello di lavoro per psicoterapie che altrimenti si sarebbero fermate e, in alcuni casi, forse precocemente terminate.
Sebbene la maggior parte dei clinici abbia espresso un giudizio favorevole sull’esperienza della videoterapia, essi concordano comunque nel ritenerla meno efficace di quella svolta in presenza.

Lockdown e psicoterapia a distanza: come cambia la cura attraverso lo schermo
Martino Maria , Melissa Emanuele

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