I SER.D AL TEMPO DEL COVID-19: TUTELA E SALUTE PUBBLICA

data di pubblicazione:

27 Maggio 2020

L’attuale Presidente di FeDerSerD (Guido Faillace), insieme ai suoi predecessori  (Alessandro Coacci, Pietro D’Egidio, Alfio Lucchini), nell’editoriale del nuovo numero della rivista Mission, si sofferma sul tema chiave di questi ultimi mesi: come la pandemia Covid-19 sta cambiando i servizi e quale impatto rischia di avere sull’utenza dei servizi. “È compito di una società scientifica autorevole come FeDerSerD anche rappresentare i motivi che richiedono una attenzione particolare, in questo periodo di grave emergenza sanitaria, ad un settore che se trascurato inciderà sicuramente e negativamente nel contrastare la infezione da SARS-CoV-2, favorendone la diffusione. È evidente che ci troviamo di fronte ad una popolazione eterogenea: certamente più integrata rispetto ad anni fa, ma con presenza di comportamenti rischiosi e con una percentuale non irrilevante di situazioni di marginalità sociale che non solo li espongono maggiormente al rischio di infezione da SARS-CoV-2, ma che ne fanno una categoria a più alto potenziale di gravità per la salute pubblica, come si evidenzia anche dalla letteratura più recente e autorevole (Lancet, 11 marzo 2020). Il personale che lavora nei Ser.D. ha in carico un gran numero di pazienti, oggi di gran lunga troppo numeroso rispetto alle risorse disponibili, caratterizzata da una elevata afferenza, da una frequenza anche giornaliera, dalla presenza di pazienti immunocompromessi in carico e di pazienti che – per stile di vita – debbono essere considerati ad alto rischio di “contatto e di diffusione per SARS-CoV-2”. I Ser.D. rappresentano un chiaro esempio di cosa si intenda per intervento sul territorio e tutela della salute pubblica. Per questi motivi chiediamo ai decisori politici, ad ogni livello, agli organi tecnici regionali, e ai direttori generali delle ASL, che nelle disposizioni nazionali e regionali e nelle delibere aziendali si provveda immediatamente a fornire risorse ai Ser.D. in termini di personale e di presidi sanitari, per continuare a curare tutti i pazienti che già vengono seguiti, ma anche ad accogliere prontamente quelle migliaia e migliaia di tossicodipendenti che oggi vivono, senza cure, in condizioni di degrado nelle nostre periferie”.

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