#IOCOLTIVO – LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

data di pubblicazione:

27 Aprile 2020

Non e’ reato coltivare in casa piantine di cannabis, ma solo se destinate all’uso personale. Lo affermano le sezioni unite penali della Cassazione.
“Il reato di coltivazione di stupefacenti e’ configurabile indipendentemente dalla quantità di principio attivo ricavabile nell’immediatezza, essendo sufficienti la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente”, rileva la Corte, secondo la quale pero’ “devono ritenersi escluse, in quanto non riconducibili all’ambito di applicazione della norma penale, le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.

Le sanzioni previste dall’articolo 75 del Testo unico sulle droghe (Dpr 309/1990) non si applicano infatti, spiegano i giudici, alla “coltivazione domestica destinata all’autoconsumo”, perchè “tale disposizione non si riferisce in nessun caso alla coltivazione, neanche a quella penalmente rilevante”. Nel caso in cui, continua la Cassazione, “la coltivazione domestica a fini di autoconsumo produca effettivamente una sostanza stupefacente dotata di efficacia drogante, le sanzioni amministrative potranno essere applicate al soggetto agente considerato non come coltivatore, ma come detentore di sostanza destinata a uso personale”.
La risposta punitiva rispetto alla coltivazione di piante stupefacenti, osserva ancora la Corte, avviene infatti secondo una “graduazione”: “devono considerarsi lecite la coltivazione domestica, a fine di autoconsumo, per mancanza di tipicità, nonchè la coltivazione industriale che, all’esito del completo processo di sviluppo delle piante non produca sostanza stupefacente per mancanza di offensività in concreto”, si legge nella sentenza, mentre la “detenzione di sostanza stupefacente esclusivamente destinata al consumo personale, anche se ottenuta attraverso una coltivazione domestica penalmente lecita, rimane soggetta al regime sanzionatorio amministrativo”. Quanto, infine, alla coltivazione “penalmente illecita”, restano comunque applicabili sia il principio di non punibilità se ricorrono i presupposti della “tenuità del fatto”, sia la “lieve entità” di cui parla l’articolo 73 del testo unico sulle droghe.
Lunedi’ 20 aprile al via #iocoltivo per invitare le Camere a intervenire subito con la modifica della legge, dopo la sentenza del 19 dicembre delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che ha sancito che “non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica destinate ad uso personali” e le cui motivazioni sono state depositate ieri.
L’iniziativa e’ promossa da Meglio Legale, Dolcevita, Associazione Luca Coscioni, Radicali Italiani ed è aperta alla partecipazione e al sostegno di altre associazioni e singoli cittadini che credono che la legge italiana vada cambiata”. “Siamo davanti a una pronuncia storica che depenalizza la coltivazione di cannabis per uso personale, considerando questa azione, al pari della detenzione per uso personale, un illecito amministrativo. La Suprema Magistratura indica chiaramente come l’articolo 73 del Testo Unico sulle droghe debba essere cambiato” afferma, in una nota, Antonella Soldo Portavoce di Meglio Legale. “Invitiamo tutti – aggiunge – a mettere un seme in un vaso cominciando cosi’ la coltivazione di cannabis. Un gesto, una dimostrazione che ha come obiettivo quello di invitare il Parlamento a seguire il chiaro indirizzo che proviene dalla più alta Corte di Giustizia italiana in materia penale: decriminalizzare la coltivazione per uso personale. #iocoltivo non è una campagna di disobbedienza civile; al contrario è affermazione civile volta ad ottenere una giustizia più equa e razionale, libera di perseguire i reati più gravi e fare una vera e propria guerra al narcotraffico. E’ una battaglia di civiltà e sono invitati a farla tutti i cittadini maggiorenni disposti a coltivare una sola pianta e a rendere pubblico l’eventuale svolgimento dell’iter giudiziario. Il Parlamento, anche in una fase cosi’ delicata come quella dell’emergenza Coronavirus, non può venire meno dalla sua funzione legislativa. Questa e’ una battaglia che merita il più ampio sostegno civile” conclude Soldo.

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