COVID-19 E USO DIFFUSO DI SOCIAL E NUOVE TECNOLOGIE – RISCHI E INDICAZIONI

data di pubblicazione:

23 Marzo 2020

La necessità di contenere il contagio dal Coronavirus Covid-19 ci impone giorni di isolamento che possono mettere alla prova l’equilibrio emotivo e psicologico.
Proponiamo di seguito una sintesi di un’intervista al dr. Bonanno, Psicologo Sessuologo di AISPS Roma, Associazione Italiana Salute Psicosomatica e Sessuale, in cui fornisce alcune indicazioni utili per affrontare lo stress causato dal repentino cambiamento delle nostre abitudini e i rischi legati all’uso massiccio delle nuove tecnologie.

Le abitudini e i ritmi quotidiani sono stati improvvisamente destrutturati e molti punti fermi che scandivano le nostre vita sono venuti meno. Ciò è davvero rilevante perché proprio le routine, ciò che è noto e prevedibile, ricopre una funzione rassicurante rispetto alle incognite dell’esistenza. A livello antropolgico le persone utilizzano i rituali, i comportamenti codificati e ripetitivi per esorcizzare la paura dell’incontrollabile e dell’imprevedibile.
I rituali delle nostre giornate davano la percezione di padroneggiare gli eventi. Oggi non è più così, gli unici rituali su cui possiamo fare affidamento sino le norme igieniche consigliate, le news o al contrario iperinvestire su attività distraenti.
Bonanno a questo proposito suggerisce una efficace organizzazione delle giornate stabilendo nuove routine sane e funzionali per prevenire una quotidianità caotica e ansiosa, apatica o assorbita dagli strumenti tecnologici nuove dipendenze.

Quali sono le dipendenze che si stanno maggiormente diffondendo in questo periodo?
Sicuramente dilaga la dipendenza dalle nuove tecnologie, prima di tutte lo smartphone, che già ci riguardava diffusamente. Può esserci oggi una diversa ironia nel pensare alla tipica vignetta del personaggio che cammina tra la folla senza accorgersi di niente e di nessuno perché assorto dallo schermo del suo smartphone. Quel tipo di isolamento appare lontano mentre viviamo le giornate in casa e una passeggiata sovrappensiero tra la gente è quasi un miraggio. La carenza di stimoli dall’esterno può condurre alla ricerca di emozioni nel virtuale e sono a rischio di dipendenza tutti i comportamenti in rete facilmente soggetti a compulsione.
Il GIOCO ONLINE è sicuramente il più insidioso e in questi giorni andrebbero forse presi dei provvedimenti speciali di tutela come è già avvenuto per i “gratta e vinci”. L’economia di molte persone e famiglie è in crisi e il gioco può essere illusoriamente associato a una fonte alternativa di guadagno con conseguenze disastrose.
Con gli esercizi commerciali chiusi e la percezione di minore reperibilità di determinati prodotti vi è un incremento dello shopping online che può arrivare a condotte bulimiche e fuori equilibrio. Ha fatto notizia che diversi portali di pornografia online stanno offrendo abbonamenti gratuiti a chi è in quarantena. Pornhube ha dichiarato picchi di traffico di quasi il 50% in più del normale negli orari notturni. L’astinenza dai rapporti sessuali per single e coppie non conviventi insieme alla necessità di placare stati di ansia e tensione può accentuare la fruizione del porno online e condurre a dinamiche di dipendenza dannose per la salute sessuale e relazionale.

Quali sono i segnali che ci permettono di riconoscere una dinamica di dipendenza? È possibile uscirne in tempo?
È certamente possibile uscirne in tempo ma l’ostacolo principale sta proprio nella tendenza a negare che quell’attività piacevole e ricreativa sta progressivamente diventando una droga, si tratta del famoso: “posso smettere quando voglio”.
Accade di iniziare a perdere la misura del tempo speso online e questo è un primo segnale a cui fare attenzione. È inoltre riconoscibile un vissuto di euforia mentre si è intenti nell’attività da cui si sta diventando dipendenti che si alterna a sensi di colpa per l’eccessivo tempo impiegato o per i soldi spesi. Ogni altro interesse inizia a passare in secondo piano, a essere trascurato o vissuto come semplice adempimento.
Intervengono invece impazienza e irritabilità se il comportamento oggetto di dipendenza non è per qualche motivo accessibile o quando qualcosa lo limita o lo interrompe. Eventuali commenti o preoccupazioni altrui in merito alla dipendenza generano una reazione difensiva e nervosa, con la frequente tendenza a mentire. Avviene un progressivo ritiro sociale, la chiusura nei confronti dell’altro e l’isolamento. In una fase come questa diviene un isolamento nell’isolamento. Quando questi segnali iniziano ad essere riconoscibili è necessaria molta consapevolezza e determinazione per uscirne in tempo.
Si può ricorrere a blocchi e timer preimpostati per limitare il tempo trascorso in rete, parlarne a persone di fiducia, affidare possibilmente a loro la gestione delle password. Nei casi persistenti è certo indicato rivolgersi a un professionista per affrontare in modo efficace la situazione. In questo periodo molti professionisti stanno offrendo servizi in videoconferenza per garantire supporto durante l’emergenza.

Quanto la presenza costante del partner può incidere positivamente o negativamente nel creare tali dipendenze?
In molti casi il partner può essere un interlocutore obiettivo che ci pone in contatto con la realtà offrendo la giusta spinta ad affrontare la situazione. Non essere soli nel fronteggiare una dipendenza aiuta moltissimo. Purtroppo accade spesso che il partner venga gradualmente estromesso dal mondo del dipendente creando una condizione di conflitto e incomunicabilità.
Stare molto più tempo insieme nei giorni del #iorestoacasa può d’altronde avere una doppia valenza, dipende da coppia a coppia. Per alcuni il protratto e stretto contatto può essere complicante generando una tensione relazionale non semplice da gestire. Il venir meno di spazi individuali distinti dagli scenari della coppia può mettere in crisi equilibri già fragili e provati che avevano fin qui trovato un compromesso in qualche modo funzionale. Per alcune coppie saranno tempi duri e può accadere che forme di dipendenza vengano accentuate proprio come vie di fuga per “assentarsi” da una convivenza faticosa.
Per molte altre potrà però essere l’opportunità di trascorrere più tempo insieme, riservarsi esperienze di piacevolezza e maggiori occasioni di comunicazione. In ogni caso trovare il modo di conservare alcuni spazi e momenti per sé stessi, pur condividendo lo stesso ambiente, può restare una buona regola e una delle routine positive da valorizzare.

Oggi si parla di infodemia, causata da una massiccia informazione non sempre corretta che genera ansia e confusione: quali consigli per gestire tali stati d’animo?
L’infodemia è a livelli esasperati e richiama il concetto anglosassone di “information overload” ovvero la ricerca compulsiva di informazioni online, la forma di dipendenza in questi giorni più comune. Le istituzioni fanno del loro meglio per offrire informazioni semplici e chiare su quanto al momento sappiamo e possiamo fare ma non basta a placare le ansie e le preoccupazioni che cambiamenti tanto repentini hanno generato. Andrebbe in un certo senso accettato il livello di incertezza con cui necessariamente ci troviamo a fare i conti. Serve tempo alla scienza, tempo alla medicina, tempo alla politica e all’economia. Ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo e alcune risposte ancora non ci sono.
L’ansia che deriva da questa attesa va riconosciuta e gestita piuttosto che agita attraverso la ricerca incessante di nuove notizie e informazioni, convinciamoci che non ci saranno cambiamenti da un minuto all’altro. È altrimenti facile cadere in scoop improbabili, versioni contraddittorie e teorie complottiste. Ribadirei quindi l’importanza di riferirsi esclusivamente a fonti verificate e autorevoli diffidando di anticipazioni e voci di corridoio che non siano ancora confermate da comunicati ufficiali. Il tempo risparmiato può essere utilmente dedicato a attività distensive, l’allenamento fisico in casa o anche l’apprendimento di tecniche di rilassamento e pratiche meditative, preziose per ricercare un atteggiamento calmo e paziente senza essere travolti dagli eventi.

Spesso queste informazioni sono veicolate dai social: quale deve essere il loro utilizzo corretto?
I social sono uno strumento molto importante di interazione in una condizione di isolamento e astensione dai contatti. Tuttavia sono stati inevitabilmente invasi da un clima di panico e di preoccupazione che, come normalmente accade nelle dinamiche di gruppo, si rinforza e amplifica vicendevolmente.
Circolano con grande facilità fake news e punti di vista affermati con tanta più convinzione tanto più corrispondenti a opinioni arbitrarie e infondate. Dovremmo quindi prima di tutto ridimensionare la pretesa di expertise su tematiche che sono spesso lontane dal nostro campo di competenza ed essere certamente cauti nel dar credito ai tanti aspiranti “virologi” della tastiera. L’utilizzo corretto e auspicabile è quello di ritrovare nei social un contesto di socialità “normale” tornando a un’interazione e una condivisione più ricca e variegata che consenta di diluire una focalizzazione claustrofobica e monotematica. Il consiglio è anche in questo caso quello di monitorare e contenere il tempo speso online e magari privilegiare la più tradizionale telefonata a un amico o a un parente, magari approfittando per fare quelle chiamate per cui ci rammarichiamo in genere di non aver tempo.

Questo periodo di isolamento porterà dei cambiamenti in futuro nelle relazioni interpersonali?
Le occasioni di potenziale apprendimento sono tante. Abbiamo dovuto rallentare e rivedere un’organizzazione sociale basata su ritmi forsennati, ognuno spinto da una sorta di “pilota automatico” in nome della massima efficienza e in fuga da un ’”horror vacui” in cui fermarsi e concedersi un tempo improduttivo confrontava con il moderno terrificante tabù del “perdere tempo”. Abbiamo la chance di rivedere tale automatismo e imparare a riconoscere quando è utile correre e quando rallentare.
Ci saranno poi certo i condizionamenti da superare: quando tutto sarà passato continueremo a vivere un certo allarme nell’accorciare le distanze fisiche o tornare a gesti un tempo naturali come il darsi la mano, un bacetto di saluto o un abbraccio. In compenso sta emergendo una forte coesione sociale nel condividere un obiettivo comune all’insegna dell’ottimistico #andràtuttobene, speriamo che rappresenti un’energia positiva anche per il futuro.

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