IDEE SU COME FARE E SU COME NON FARE PREVENZIONE ALLE DROGHE A SCUOLA

data di pubblicazione:

27 Ottobre 2019

Un articolo del blog “Psicoattivo” di Stefano Canali affronta alcune questioni di metodo e di sostanza nell’approccio, nell’ambiente scolastico, alla questione sostanze psicoattive. Per quanto prevenzione, uso di droghe e giovani siano argomenti piuttosto dibattuti, non sono molte le occasioni per riflettere su come approcciare questi (delicati) temi con i giovani nel contesto scolastico. In particolare, si rischia, anche in buona fede, di proporre approcci paternalistici o, semplicemente, inefficaci dal punto di vista della comunicazione. Canali si sofferma su quelli che definisce “i cinque approcci alla prevenzione del consumo di sostanze da evitare a scuola“. Questi cinque approcci “sbagliati” sono: 1) Usare la paura; 2) Invitare a parlare gli ex tossicodipendenti a scuola; 3) Informare, fornire semplicemente i fatti; 4) Just say no! Alla droga dico no!; 5) Usare esperti Portare specialisti medici, poliziotti, farmacologi, ecc.

Si riporta, rimandando per il resto alla lettura dell’articolo, la descrizione del punto 3), cioè perché una semplice informazione sulle sostanze non è adeguata: “I comportamenti di un individuo dipendono certamente da ciò che sa ed è giusto informare i ragazzi sui meccanismi d’azione e gli effetti delle sostanze psicoattive. Purtroppo le azioni sono solo in parte determinate dalla conoscenza. Tutti i fumatori, quelli che usano l’alcol e i consumatori di sostanze illecite conoscono in misura più o meno rilevante i rischi cui vanno incontro, ma ciò non li trattiene dal consumo. Il ruolo marginale della conoscenza e dell’informazione nelle decisione è ancora più marcato nei giovani rispetto agli adulti. Nei ragazzi, le decisioni sui comportamenti da intraprendere sono maggiormente dettate da impulsività, ricerca della gratificazione immediata, sottovalutazione delle conseguenze future e pressioni dei pari.

Come per le strategie viste sopra, questo approccio può rafforzare l’attitudine a non consumare per chi già la possiede, ma da sola offre poco altro in termini di miglioramento delle competenze decisionali, di autocontrollo, di fronteggiamento delle pressioni al consumo dei pari.Piuttosto che informazioni sulle droghe sarebbero quindi molto più utili le conoscenze sulle strategie di rafforzamento delle capacità di autoregolazione, per migliorare l’autoefficacia, per la gestione delle emozioni indesiderate e dello stress, per saper resistere in modo efficace all’influenza sociale verso il consumo.”

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