LA PROFESSIONE MEDICA NEI SERVIZI DI CURA DELLE DIPENDENZE: ALCUNE QUESTIONI

data di pubblicazione:

10 Ottobre 2018

Fulvio Fantozzi, medico delle dipendenze in contesti ambulatoriali privati a Reggio Emilia e a Bologna, medico legale in materia tossicologico, psicopatologico-forense e pubblicista/ formatore, elenca quattro punti di discussione sull’identità dei medici nei servizi di cura delle dipendenze. I temi sollevati da Fantozzi riguardano da una parte le peculiari contraddizioni della professione medica nel sistema pubblico e privato di cura delle dipendenze, dall’altra questioni “sommerse”, solitamente assenti nel dibattito ufficiale. Si tratta, ad esempio, della difficoltà di affrontare le dipendenze da sostanze nei medici stessi; problema certo presente, ma che si tende a minimizzare o a rimuovere.

Questi, in breve, i quesiti posti da Fantozzi; i lettori interessati, possono poi seguire le argomentazioni sviluppate attraverso il link alla versione completa dell’articolo, presente a fondo pagina.

“1- persiste a mio avviso un diffuso sentimento di appartenenza dei Medici al sistema della cura delle Dipendenze Patologiche e l’adesione a dogmi e credenze controculturali basate in buona sostanza sulle Scienze Sociali. Quanto influiscono tale appartenenza e tale adesione dei Medici di tale sistema sull’effettiva qualità della loro prestazione professionale? La domanda è retorica, perdonatemi.

2- è presente e visibile ( se lo si vuole vedere …) un conflitto di interessi “non finanziario” per il Medico che vuole bene soprattutto a se stesso e pertanto opera in modo “ossequiante ed ossequioso” all’interno di Servizi pubblici e privati accreditati che si occupano di tossicodipendenze ed in special modo di alcoldipendenza.

3- esiste, anche se “non lo si può dire” un tabù costituito dal fenomeno sommerso ( e via con ‘sto sommergibile!) ahinoi non affatto raro del curante che si ammala e dunque avrebbe lui / lei bisogno di cure; è difficile diagnosticare precocemente e trattare adeguatamente Medici che scivolano nell’abuso di alcol e/o stupefacenti e nel misuso di psicofarmaci e ne diventano dipendenti; e la prognosi purtroppo è di regola più pesante proprio per il fatto che si tratta di persone che sono pazienti e Medici nello stesso tempo.

4- Pensiamo alla “nuova” identità del tossicodipendente da cocaina col colletto bianco, fenomeno sconosciuto al sistema dei Servizi al quale pazienti del genere non approdano. A cosa “appartiene”, se a qualcosa appartiene, il cocainomane col colletto bianco ?”

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