CONSUMO DI ALCOL E SORVEGLIANZA SANITARIA PER LE PROFESSIONI MEDICHE

data di pubblicazione:

2 Novembre 2016

mdd n. 23Nell’ultimo numero di Medicina delle Dipendenze dedicato all’alcol, fra gli interessanti approfondimenti condotti, figura un contributo sul tema del consumo di alcol negli operatori sanitari e delle prassi di sorveglianza sanitaria. E’ noto come nelle professioni sanitarie siano presenti alcuni fattori di rischio (forte responsabilità e competitività, condizioni lavorative stressanti e usuranti, lavoro a turni) per l’abuso di alcol e di sostanze psicoattive. Alcune ricerche, come Baldisseri (2007) e Gold, Teitelbaum (2010) hanno stimato che circa il 15% degli operatori sanitari abbia problemi di abuso o dipendenza da alcol. Nonostante in Italia la normativa per la sicurezza sul lavoro preveda, nell’elenco delle professioni a rischio, diverse professioni mediche, che dovrebbero quindi essere sottoposte a precise procedure di controllo per verificare la condizione di alcoldipedenza, è assente a oggi un accordo Stato-Regioni che indichi con precisione i protocolli sanitari da seguire per le professioni mediche. Ciò ha comportato la sostanziale difformità con cui le varie regioni hanno finora messo in atto tali controlli. “Da dati rilevati si è riscontrato che solamente poche aziende sanitarie si siano occupate di stilare delle procedure definite per la sorveglianza sanitaria dei dipendenti. All’interno di esse è previsto un percorso di informazione  e di formazione da parte del medico competente, verso i dipendenti, su argomenti riguardanti il tema dell’alcol”.  All’interno di questi casi virtuosi, la procedura adottata prevede in genere: 1) anamnesi mirata e somministrazione dell’AUDIT-C da parte del medico competente durante le visite periodiche al personale sanitario; 2) se queste hanno esito positivo, si procede con un esame obiettivo mirato del soggetto e con analisi di laboratorio; 3) se anche queste valutazioni danno esito positivo, il soggetto è inviato al servizio alcologico per una consulenza specialistica; 4) inizia il percorso riabilitativo del soggetto, che può sfociare in un giudizio di inidoneità alla mansione (temporanea o definitiva) o in un cambio di mansione.

Poiché, come spiegato, non esiste a oggi una procedura uniforme e valida sul territorio nazionale in merito alla sorveglianza sanitaria, il gruppo di lavoro estensore dell’articolo formula una proposta di sorveglianza sanitaria in cinque punti: “Attuazione di una politica aziendale condivisa con gli RLS; Informazione, formazione e promozione della salute; Individuazione dei consumatori a rischio; Valutazione del rischio aziendale sul problema alcol; Programma di assistenza e reinserimento in azienda”.

Angius et alter, Consumo di alcol negli operatori sanitari. Proposta di un protocollo per la sorveglianza sanitaria, Medicina delle Dipendenze, anno VI, n. 23, settembre 2016, pp. 39-43.

DISPONIBILE C/O CESDA.

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