FLIGHT

Robert Zemeckis

UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY

2013

A seguito di un guasto tecnico un aereo di linea con 102 passeggeri a bordo precipita nei dintorni di Atlanta. Sarebbero morti tutti se in cabina di pilotaggio non ci fosse stato l’esperto comandante Whip Whitaker (Denzel Washington), che grazie a una manovra spericolata riesce a limitare l’impatto salvando 96 vite. Nessun dubbio: Whitaker è un eroe, celebrato dalla stampa e acclamato dalla gente. Oppure no. L’NTSB (il National Transportation Safety Board) indaga sull’incidente e scopre che Whitaker è entrato in cabina di pilotaggio ubriaco. Scatta l’inchiesta.
Dal disaster-movie al legal thriller, dal drama alla commedia umana, e poi: il caso e la necessità, la dipendenza e la libertà, la verità e la menzogna, la volontà e Dio. Flight di Robert Zemeckis somiglia a un kolossal hollywoodiano girato da Kieslowski, non risparmia su carico e carburante, va in picchiata, tiene incollato lo spettatore alla poltrona ma non cade: plana lieve semmai come la piuma di Forrest Gump, secondo traiettorie imprevedibili ma non casuali.
su tutti Denzel Washington (per la prima volta diretto da Zemeckis), alle prese con un antieroe carismatico e indisponente a cui l’attore di colore offre tutta la grandezza e la vulnerabilità di cui è capace: il suo Whip Whitaker si ficca nella testa e nel cuore di ogni spettatore con un ventaglio espressivo impressionante, fatto di tic facciali, tumulti ottici e sfumature verbali; dimenandosi con naturalezza tra l’arroganza di un corpo imponente e l’improvvisa goffaggine che sembra assalirlo; debole e forte insieme dentro una scissione più ampia, quella tra immagine pubblica e coscienza di sè. Lungo il suo percorso di distruzione/redenzione, capita d’imbattersi nella delicata fragilità di Kelly Reilly, l’affidabilità di compagni di viaggio come Bruce Greenwood e Don Cheadle e la magistrale presenza scenica di John Goodman (che irrompe nella storia in camicia e shorts, occhiali da sole e Sympathy for the Devil degli Stones nelle orecchie: fantastico) e Melissa Leo, protagonisti di due ottimi camei. Molte le scene memorabili: dall’incipit shock in camera d’albergo alla lunga sequenza della caduta, dall’incontro tra Washington e la Reilly in ospedale (con il tramite di un malato terminale in vena speculativa) al decisivo confronto processuale.

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