GIOVANI E ALCOL

ruoli e significati in una società che cambia

L’alcol è sempre stato presente nella vita delle famiglie italiane e i messaggi positivi che vengono trasmessi dai genitori ai figli con il vino e la birra in tavola veicolano nei ragazzi un messaggio simbolico di sostanza sicura, che porta allegria e che serve a socializzare, a fare gruppo, a festeggiare in famiglia e con le persone care

data di pubblicazione:

31 Dicembre 2022

Sul numero 48 del 2022 della rivista quadrimestrale NUOVA ALCOLOGIA – Dai problemi alcol correlati alla promozione della salute, è possibile leggere un interessante contributo sull’evoluzione  storica e sociale del rapporto dei giovani con le bevande alcoliche e sulle difficoltà che alcuni di loro incontrano con la sostanza quando la famiglia non supporta i percorsi evolutivi più importanti con una relazione efficace e basata sulla fiducia. 

Di fatto “L’alcol è sempre stato presente nella vita delle famiglie italiane e i messaggi positivi che vengono trasmessi dai genitori ai figli con il vino e la birra in tavola veicolano nei ragazzi un messaggio simbolico di sostanza sicura, che porta allegria e che serve a socializzare, a fare gruppo, a festeggiare in famiglia e con le persone care”.
Questo porta spesso i giovani a non considerare, o a sottovalutare, alcune caratteristiche rischiose dell’alcol e delle sue modalità di consumo. Questa tipo di approccio all’alcol da parte dei giovani li espone a rischi molto concreti, sia nel lungo periodo (durante tutta la fase evolutiva, ma non solo) che negli episodi brevi, ma intensi, di consumo (si pensi alla pratica del bing drinking).
L’idea che molti giovani e adulti hanno dell’alcol è stata costruita nel tempo, anche attraverso la condivisione di falsi miti, che hanno reso la sostanza facilmente e socialmente più accettabile rispetto al passato, tanto che “(…) i dati nel 2020 ci dicono che  il 18,2% dei ragazzi e il 18,8% delle ragazze fra gli 11 e i 17 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica anche con “abbuffate alcoliche, le statistiche ci dicono che il 10% di loro continuerà ad assumere alcol in modo patologico diventando dipendenti”.
Secondo le autrici i riti di passaggio attuali, che si sono evoluti rispetto al passato (fare il servizio militare, entrare in società a 18 anni, vestirsi in modo più adulto, avere più permessi) è caratterizzato da tre fasi: riti di separazione; riti di sospensione; riti di aggregazione.
Tutte fasi che possono risultare molto critiche se non supportate dalla presenza dei genitori o di un adulto di riferimento, che non si sostituisca ai figli ma dialoghi con essi, confrontandosi anche con gli aspetti di più aperta contrapposizione.
Di fronte a uno scenario in cui regole e norme sono in continua evoluzione si capisce quindi che “nel nostro contesto culturale affrontare l’adolescenza con gli strumenti adeguati significa dotare i ragazzi di informazioni corrette anche sulle sostanze pericolose per la loro salute cerebrale e fisica. Troppo spesso l’alcol viene considerato estraneo a questa categoria perché, come si è detto, fa parte, attraverso la storia del vino, della nostra cultura fin dall’antichità” e alla fine bere ogni sabato sera, anche solo per fare qualcosa, rischia di diventare un rito che si ripete settimana dopo settimana.
In base all’esperienza clinica maturata dalle autrici in questi anni, anche in collaborazione con i servizi territoriali, è stato possibile delineare “(…) tre tipologie di contesti familiari e relazionali che possono caratterizzare il percorso degli adolescenti e l‘alcol. Se una ragazza o un ragazzo sperimentano le sostanze alcoliche ma hanno buone difese interiori e una rete familiare attiva e protettiva l’alcol può rappresentare un elemento di trasgressione temporaneo anche se molto pericoloso. Nel secondo caso pur essendoci una rete familiare attiva e protettiva l’adolescente può essere interiormente fragile, troppo sensibile, vulnerabile e può attraversare momenti difficili cercando nelle bevande alcoliche un aiuto “anti vuoto”, per socializzare meglio, per non pensare alle difficoltà che sta attraversando. Le relazioni affettive positive costruite con la famiglia e con le figure genitoriali gli consentono, però, di chiedere aiuto e di mettere in discussione le scelte disfunzionali che sta facendo anche se questa fase può intervenire dopo episodi alcolici rischiosi. Nel terzo caso se i ragazzi sono particolarmente fragili e vulnerabili senza una rete familiare attiva e protettiva e, magari, con una familiarità alcolica, l’alcol diventa il sostegno e il “compagno di viaggio” per sostituire gli affetti che mancano”.
Quello che viene auspicato dalle autrici, in questo contributo, non è solamente un aumento delle competenze degli adulti di riferimento nell’ambito della comunicazione, che deve essere chiara e coerente, ma anche della capacità di fare autocritica e auto rettifica, al fine di poter supportare al meglio le difficoltà che i propri figli incontreranno nei loro percorsi evolutivi.

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