RAVE PARTY E LAVORO DI RIDUZIONE DEL DANNO: UNA QUESTIONE DI SALUTE PUBBLICA

data di pubblicazione:

26 Novembre 2022

Sul sito dell’Agenzia di stampa Nazionale DIRE. It, è possibile leggere un articolo sul tema dei rave e degli stili di consumo ad essi connessi, con interviste ad operatori e operatrici del settore sociale che riflettono sulle possibili conseguenze di un decreto anti – rave, come quello annunciato dal governo, sui livelli di salute per i consumatori. 

Secondo chi da anni lavora nel settore della Riduzione del danno (RdD) e quindi anche all’interno della scena dei rave party (progetto EXTREME) una delle conseguenze di un decreto che contrasta l’utilizzo di spazi illegali per questo tipo di eventi sarebbe quello di spingere i frequentatori di feste verso “(…) un consumo sempre più individuale in contesti privati, dove c’è meno consapevolezza e maggiore pericolo. Ci saranno dei fronti di conflitto pesanti, caratterizzati da repressione. Il rave rappresenta la voglia e il bisogno di socializzare al di là delle principali costrizione dei contesti di divertimento, rappresenta il persistente bisogno di rompere schemi e il bisogno innato in tutte le società ed epoche storiche di oltrepassare le regole”.
E’ all’interno di questi contesti che i gruppi di lavoro sulla RdD operano, contesti che non devono essere visti solo come luoghi di consumo di sostanze, ma anche come spazi di socializzazione che sottraggono all’abbandono luoghi dimenticati.
Secondo Stefano Bertoletti (C.A.T cooperativa sociale) il “governo dovrebbe riconoscere il lavoro che da anni facciamo portando un servizio concreto di tutela alla salute dei consumatori. Con i servizi esterni, stand, operatori formati e primo soccorso- conclude- possiamo intervenire su situazioni psichiche e promuovere un lavoro di mediazione tra organizzatori e forze dell’ordine”.
Anche il presidente del CNCA nazionale, Riccardo De Facci  invita a “a non guardare fenomeni complessi come questi dal buco della serratura della repressione. Una risposta repressiva non è mai adeguata, la nostra osservazione ci dice che anche le movide urbane sono molto scomposte e caratterizzate da un consumo di sostanze significativo”.
De Facci sottolinea l’importanza di stare all’interno di questi eventi con progetti di prevenzione, che spesso sono in grado di intercettare i livelli di consumo che stanno diventando problematici. Spesso dal momento in cui questi consumi diventano problematici al contatto con i servizi dedicati possono passare anche molti anni, rendendo la situazione delle persone ancora più complicata e complessa da gestire.
Una presenza costante negli anni in questi eventi da parte dei progetti di prevenzione, secondo Isabella Iommetti responsabile del progetto Nautilus della cooperativa Il Cammino, ha reso possibile monitorare i cambiamenti avvenuti nel tempo nel consumo di sostanze.
Questo lavoro si è poi rivelato fondamentale per pensare e attuare”(…) forme di intervento utili per ridurre le conseguenze fisiche e sociali negative, associate ad alcuni tipi di comportamenti, come l’assunzione di stupefacenti. Obiettivo era quello di creare un’alternativa rispetto ad approcci più istituzionali, stigmatizzanti e coercitivi più orientati a strategie di contrasto”.
La richiesta da parte di queste organizzazioni è quella di un confronto quanto prima con il governo perché si possa, anche in futuro, continuare a fare lavoro di prevenzione sociale e sanitario dove si renda necessario.

 

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