IL TRATTAMENTO PER GIOCO PROBLEMATICO: FATTORI CHE INCIDONO SULLA RICHIESTA DI AIUTO

data di pubblicazione:

12 Aprile 2022

Una ricerca sul gioco d’azzardo dal titolo:“Per me era soltanto un vizio”. Lo stigma e altre barriere all’accesso al trattamento per gioco problematico“, intende indagare quali sono i principali fattori che ostacolano, o al contrario favoriscono, la richiesta d’aiuto da parte dei giocatori problematici. 

La ricerca, che si è svolta in Piemonte ed è stata finanziata dal Dipartimento Dipendenze dell’ASL TO3, si è concentrata soprattutto sulle interviste di “(…) giocatori in trattamento (presso il SerD e non), al fine di ricostruire il percorso che li ha portati alla richiesta di aiuto“. Se una parte del campione era interno ai servizi, coinvolta nell’indagine su proposta degli operatori, l’altra parte è stata coinvolta attraverso canali più informali, quali Facebook, passaparola, gruppi di Giocatori Anonimi o agganciati direttamente nei punti gioco. “(…) Il requisito di eleggibilità degli intervistati era la dichiarata consapevolezza di avere/avere avuto un problema con il gioco e avere cercato di risolverlo. L’intenzione era di includere nel gruppo degli esterni sia giocatori in trattamento presso un servizio diverso dal SerD, sia persone non in trattamento“.  Gli obiettivi principali della ricerca erano:

  • aumentare la conoscenza sulle barriere, anche in termini di convinzioni, che ostacolano l’emersione della richiesta di aiuto e sui fattori che, al contrario, facilitano l’aggancio e l’adesione al trattamento, in particolare il ricorso ai servizi per le dipendenze (SerD)
  • costruire una rete di collaborazione inter istituzionale sul territorio volta a favorire la richiesta di aiuto e quindi l’emersione della parte sommersa del gioco problematico. Purtroppo le richieste di aiuto ai servizi arrivano spesso in ritardo, quando le situazioni personali e familiari sono aggravate da eventi critici, quali separazioni o licenziamenti”(…) L’accesso al trattamento, infatti, si configura come un processo in cui, dopo diversi tentativi fallimentari di autoregolarsi, la persona sceglie di chiedere aiuto. Se da una parte l’autoregolazione (self-regulation) è una strategia positiva che può contenere i comportamenti compulsivi anche in assenza di trattamento, dall’altra bisogna considerare che, in determinate circostanze il verificarsi di eventi critici può minare l’efficacia dell’autoregolazione incrementando i comportamenti di gioco problematici (Suurvali et al., 2009″. Complice di questi ritardi è sicuramente il mancato riconoscimento da parte delle persone di avere un problema legato al gioco, ma non solo, tra i fattori che possono essere letti come “barriere” nel fare richieste di aiuto ai sevizi c’è anche il sentimento di vergogna e la paura ad essere stigmatizzati. Altri fattori che possono ritardare le domande di aiuto si riscontrano anche nella “(…) scarsa o mancata conoscenza sia dei servizi di aiuto generici (es.: il medico di famiglia) che di quelli specifici per le dipendenze, tanto che l’esistenza di una gamma di servizi differenziati (quali gruppi di auto mutuo aiuto; consulenze finanziarie, legali e relazionali; assistenza sul luogo di gioco; sportelli di supporto online), è pressoché ignorata”. 

PER ME ERA SOLTANTO UN VIZIO_report-ricerca

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