SI' AL TRAPIANTO DA DONATORI HCV POSITIVI

data di pubblicazione:

28 Agosto 2018

Il Comitato nazionale bioetica dice sì al trapianto da donatori HCV positivi: “Con nuovi farmaci più chance di sopravvivere per tutti”.
Con i nuovi farmaci, l’organo viene infatti curato dopo il trapianto in modo efficace. Pertanto, l’attuale orientamento della trapiantologia internazionale è quello di tendere al trattamento della persona che ha ricevuto l’organo piuttosto che alla selezione dei donatori. da trapianto, favorisce Oltre che costituire un beneficio in termini di tempi d’attesa per le singole persone, la maggiore disponibilità, in numero assoluto, di organi tutto il gruppo in lista d’attesa. Queste le motivazioni alla base del parere positivo.

Via libera dal Comitato nazionale di bioetica alla possibilità di utilizzo di organi provenienti da donatori anti-HCV positivi e HCV-RNA positivi per il trapianto di pazienti anti-HCV negativi. Nel rispondere al quesito pervenuto il 6 aprile 2018 dal Direttore del Centro Nazionale Trapianti (Cnt) dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Alessandro Nanni Costa, il Cnb, pur ricordando che la propria competenza è limitata alla valutazione di eventuali profili clinici sul piano bioetico in quanto non è un organismo di consulenza istituzionale di tipo tecnico-scientifico sulle materie biomediche, ha espresso il proprio parere positivo esplicitando una serie di motivazioni a supporto dello stesso.

Innanzitutto, secondo quanto valutato dal Cnt, e secondo quanto emerge dalle evidenze scientifiche e dall’esame della documentazione trasmessa, il confronto con il ricorso a donatori a rischio standard non ha fatto registrare “differenze significative” nella sopravvivenza rispetto al trapianto di organi da donatori anti-HCV positivi e HCV-RNA positivi a pazienti anti-HCV negativi, “in quanto oramai l’organo viene curato dopo il trapianto” in modo efficace. Pertanto, l’attuale orientamento della trapiantologia internazionale è quello di tendere al trattamento della persona che ha ricevuto l’organo piuttosto che alla selezione dei donatori.

Criterio dirimente è il “rispetto all’eticità della pratica è l’acquisizione di un consenso libero, preventivo, compiutamente informato e verificato, conseguente a un processo deliberativo maturato all’interno della relazione paziente-medico e revocabile con modalità semplici, senza che ne possano derivare discriminazioni o penalizzazioni (a parte, naturalmente, il non accesso a organi da donatori a rischio non standard)”.

“Non vi sono infatti ragioni sufficienti – si spiega nel parere – per precludere al paziente un’opzione che garantisca un suo interesse primario, ovvero il miglioramento del suo stato di salute (o almeno il tentativo di raggiungerlo) in un intervallo di tempo indubbiamente minore, motivo quest’ultimo che compenserebbe, secondo il suo giudizio, il rischio residuo legato al trapianto di un organo donato da un donatore a rischio non standard”.

Ma c’è di più. “Oltre che costituire un beneficio in termini di tempi d’attesa per le singole persone che volessero aderire al programma di allocazione di organi da donatori a rischio non standard, si può inoltre argomentare che l’utilizzo di tali organi aumenta le chance di salute e di sopravvivenza per tutti: la maggiore disponibilità, in numero assoluto, di organi da trapianto, favorisce infatti indirettamente anche il gruppo in lista d’attesa che si trovasse nelle peggiori condizioni (urgenza dell’organo e condizioni cliniche che scoraggiano il trapianto di organi a rischio non standard). Il beneficio si estende altresì al gruppo di coloro che decidessero liberamente di non aderire alla proposta di trapianto da donatori a rischio non standard: si rende infatti disponibile per loro un numero maggiore di organi da donatori a rischio standard. Accettare organi da donatori a rischio non standard compone cioè positivamente la tutela dell’interesse personale con la solidarietà verso le altre persone ammalate”, si sottolinea nel parere.

Si prosegue poi spiegando che l’utilizzo di organi da donatori anti- HCV positivi e HCV-RNA positivi “comporta una procedura di duplice conferimento del consenso da parte dei riceventi anti-HCV negativi: il primo all’atto di iscrizione in lista d’attesa e il secondo, in genere differito di molti mesi, quando l’organo è stato concretamente reperito per il trapianto”.

Sulla base di queste indicazioni, il Cnb reputa infine necessario che:

a. venga rapidamente avviata la messa a punto di procedure, modalità e programmi che rendano possibile il più ampio ricorso, giustificato clinicamente, all’utilizzo di organi da donatori anti-HCV positivi e HCV-RNA positivi a pazienti anti-HCV negativi, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e, in particolare, reputa necessario che l’AIFA determini la rimborsabilità dei DAA anche per queste indicazioni;

b. vengano aggiornate tempestivamente e in modo costante le linee guida scientifico-cliniche sulla materia, anche riguardo al counseling informativo e di supporto alle decisioni del paziente;

c. il Centro Nazionale Trapianti dell’ISS integri il sito web istituzionale con una sezione dedicata al tema, comprensiva di informazioni scientifico-cliniche fruibili dai pazienti e costantemente aggiornate in modo da contribuire a garantire la possibilità per loro di esprimere un consenso dinamico, ovvero basato sulle conoscenze via via raggiunte e sui risultati ottenuti.

d. vengano promossi e finanziati studi sulla sicurezza ed efficacia a lungo termine di questo settore trapiantologico.

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