TUTELARE I DIRITTI DEI MINORI LAVORANDO INSIEME CON LE FAMIGLIE

data di pubblicazione:

5 Ottobre 2015

foggiLa rivista Famiglia Oggi ha pubblicato un articolo a cura di Francesca Maci – dottore di ricerca in Scienze Organizzative e Direzionali – Università Cattolica di Milano, che descrive la Family Group Conference, un modello diffuso nello scenario internazionale e utilizzato in diversi ambiti. Questo modello si basa sul lavoro sociale partecipativo, orientato a coinvolgere le famiglie nella definizione di progetti di intervento sostenibili nel far fronte alle proprie difficoltà.
La Family Group Conference FGC è un processo di decision marking ad alta caratura relazionale, orientato a valorizzare la capacità delle famiglie nell’affrontare i problemi che incontrano nel corso della propria vita, in particolare nella cura e nell’accudimento di bambini e ragazzi e a favore dell’autonomia nella scelta delle possibili soluzioni da mettere in campo per migliorare la situazione di difficoltà.

Concretamente si sviluppa in un incontro strutturato tra i membri della famiglia, degli operatori della tutela minorile e altre persone vicine al nucleo familiare, volto a progettare interventi di protezione e cura a favore di bambini e ragazzi considerati in situazione di rischio.
Nel corso della riunione di famiglia, i partecipanti si confrontano sulle preoccupazioni presenti e sulle possibili strategie da mettere in atto per farvi fronte e per definire un progetto di protezione e cura a tutela dei diritti e del benessere del minore.
Il modello nasce in Nuova Zelanda alla fine degli anni Ottanta nell’ambito della child protection, come esito di un processo democratico volto a controbilanciare il potere dei professionisti nella gestione delle situazioni di tutela minorile attraverso la valorizzazione della cultura tribale maori e della capacità propria della famiglia allargata di occuparsi dei suoi membri più fragili. Prevede una figura specifica denominata facilitatore a cui è attribuito il compito di accompagnare la la famiglia nel processo di preparazione e realizzazione della FGC. La sua caratteristica principale è quella dell’indipendenza. Il facilitatore, infatto, non è parte dell’èquipe psicosociale e non è coinvolto in nessun modo nel procedimento di tutela riguardante il bambino / ragazzo seguito dal servizio. E’ neutrale, sia rispetto agli operatori del Servizio di tutela minorile sia rispetto ai familiari, il suo interese preminente è la buona riuscita della FGC e l’elaborazione di un progetto di protezione e cura da parte della famiglia.
La Family Group Conference si svolge secondo un processo strutturato, pensato per favorire e garantire piena partecipazione, che si avvia con la proposta alla famiglia, da parte dei Servizi Sociali, di prendere parte a questa esperienza. La FGC è un percorso volontario che presuppone l’adesione libera della famiglia. Se la proposta viene accolta, inizia le fase di preparazione, durante la quale il facilitatore lavora con i bambini, i ragazzi, i genitori, gli altri membri della famiglia invitati all’incontro e con i Servizi sociali per preparare la riunione di famiglia, sia negli aspetti relazionali e di di contenuto, relativi alle preoccupazioni da fronteggiare, sia in quelli organizzativi.
La FGC è finalizzata a elaborare un progetto di tutela e cura efficace e sostenibile.
L’utilizzo delle FGC nel corso degli anni si è diffuso in molti Paesi, tra cui anche l’Italia.

TUTELARE I DIRITTI DEI MINORI LAVORANDO INSIEME CON LE FAMIGLIE
Francesca Maci
Famiglia Oggi, n.5 sett/ott 2015
pag. 74-78

La rivista è disponibile c/o Cesda

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