CODICE ROSA BIANCA – IL PRONTO SOCCORSO ANTI-VIOLENZA

data di pubblicazione:

1 Ottobre 2015

CODICE ROSA BIANCASaper cogliere i segni di violenza sulle persone più vulnerabili fin dal pronto soccorso e, in tal modo, attivare il supporto necessario.
Con questo obiettivo parte l’Azienda Sanitaria di Grosseto: “Codice Rosa Biancacontro gli abusi sui più deboli. Una task force composta da Aziende sanitarie, Procure e Forze dell’Ordine contro la violenza che colpisce ogni anno in Italia le persone fragili o vittime di omofobia: almeno tre milioni di cittadini.
L’iniziativa estende su scala nazionale il servizio nato nella Asl di Grosseto che in pochi anni è riuscito a fare emergere molti casi di violenza sommersa: le segnalazioni sno passate da 2 a 450.

«Il problema dell’assistenza e delle denunce parte proprio dalla trincea dei pronto soccorso, perché quando ci si rivolge alle Forze dell’ordine, ai consultori o ai centri anti-violenza si ha già la coscienza di essere vittima di violenza. Ma così non è nella stragrande maggioranza dei casi, i milioni di abusi fantasma, che restano senza denuncia ogni anno e che lasciano le vittime sole con il loro dolore», Vittoria Doretti, dirigente medico anestesista, “madre” del pronto intervento anti-violenza.
Il “modello Grosseto” che ora sarà esteso a tutta la penisola prevede un team composto da medici, sanitari, forze dell’ordine, volontari, psicologi e assistenti sociali. Il loro lavoro comincia da subito, dalla fase di accoglienza al pronto soccorso. «Qui il personale opportunamente formato a riconoscere i segnali di un trauma da abuso, capisce quando è necessario intervenire con un setting assistenziale ad hoc.
A quel punto si avvia un percorso basato sulla semplificazione delle procedure e il dialogo tra le parti, con una attenzione particolare alla tutela della riservatezza. La vittima viene accompagnata in una stanza dedicata che garantisce tranquillità ed è dotata di tutto ciò che si rende necessario per la visita e l’eventuale accesso in borghese di polizia o carabinieri, per raccogliere testimonianza o denuncia. Qui personale medico e infermieristico, con alle spalle una solida formazione e continui aggiornamenti, arriva già informato di tutto quanto dichiarato in sede di accoglienza al pronto soccorso, così come ogni successivo specialista».
Il tutto avviene senza mai esercitare pressioni sulla vittima, che non resta mai sola e che, se necessario, già qui fissa il primo appuntamento al consultorio o con un assistente sociale. Il modello prevede anche l’assistenza psicologica che scatta nella presa in carico successiva, dove entrano in gioco anche i centri anti-violenza o altre associazioni di aiuto.

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