DIPENDENZE AL FEMMINILE: UNA PROSPETTIVA STORICO-SOCIALE (1 PARTE)

data di pubblicazione:

9 Gennaio 2015

mddLa rivista Medicina delle dipendenze dedica il numero di dicembre al tema delle dipendenze al femminile. Si tratta di una tematica sovente marginalizzata o trascurata, che solo negli ultimi decenni comincia a essere affrontata nella sua rilevanza e complessità e che può essere spiegata in larga parte con il perdurare del potere maschile nella medicina e, in generale, nella società. E’ infatti solo molto recente lo sviluppo della medicina di genere e l’inizio di una critica alle basi androcentriche della medicina occidentale.

Nei vari contributi la questione dell’influenza del genere sulle dipendenze da sostanze viene declinata secondo varie prospettive e approcci. L’articolo di Paolo Nencini, Abuso di sostanze e differenze di genere nella storia, offre una sintetica e interessante ricostruzione storico-sociale delle differenze di genere nell’esposizione e nella vulnerabilità alle sostanze. Nencini parte, nel proprio excursus, dal mondo antico, spiegando come, nella civiltà greca e  romana, dall’uso voluttuario delle sostanze psicotrope più diffuse (papavero da oppio e alcol) fossero escluse, per motivi simbolici e socio-culturali, le donne. Al tempo stesso, sono giunte a noi testimonianze scritte di epoca greco-romana sull’associazione fra oppio e divinità femminili. Più precisamente, fra i romani, comincia a delinearsi un’importante differenziazione sociale che vedremo all’opera anche in altri contesti storici e geografici: mentre le donne sposate sono tassativamente escluse dal consumo di alcol, le ragazze non sposate e le prostitute vengono ammesse all’uso voluttuario di vino. Solo gli uomini appartenenti all’élite sono ritenuti in grado di esercitare in modo corretto quel bere sobrio richiesto al cittadino.

Ritroviamo questa ambivalenza anche in epoca moderna, ad esempio per l’alcol nell’Inghilterra nel XVI e XVII secolo, nel cui consumo vi è una netta differenza fra la maggioranza delle donne, cui viene imposto l’astinenza, e la donna proletaria e di “facili costumi”, che può partecipare al rito maschile del bere e dell’ubriachezza proprio in virtù della sua condizione sociale di esclusa/deviante.

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