AUMENTO DI THC NELLA CANNABIS: I RISULTATI DI UNO STUDIO CONDOTTO A VENEZIA

data di pubblicazione:

4 Settembre 2014

cannabisLa recensione sul sito DRONET di un articolo pubblicato da studiosi italiani sulla rivista Drug Test Analysis mette in luce una delle principali criticità rilevate negli ultimi anni rispetto alla cannabis, ovvero l’aumento di principio attivo, in particolare di THC, contenuto nella sostanza. Ciò sarebbe dovuto a due fattori principali: da una parte precise strategie commerciali delle organizzazioni criminali che gestiscono la produzione e il traffico di cannabis e dall’altra aumento di piante geneticamente modificate nelle coltivazioni indoor. Tale tendenza all’aumento del principio attivo contenuto nella cannabis, che sembrerebbe in atto da alcuni anni e che sarebbe stata riscontrata in diverse aree geografiche, trova conferma empirica nell’analisi di campioni di cannabis sequestrati negli ultimi anni dalle forze dell’ordine nella provincia di Venezia. I dati appaiono chiari nel supportare l’ipotesi di un aumento di THC. Infatti, rispetto al 2012, nel 2013 è stato osservato un aumento significativo del contenuto di THC, sia nella marijuana dove passa dal 7,6 al 9,4% (+24,6% sui valori mediani) che per l’hashish, passata dall’8,8 al 9,7% (+9,7%), “confermando la tendenza di aumento della potenza della cannabis, già registrata nel periodo 2010-2012. Inoltre è stata confermata una significativa tendenza alla diminuzione del tenore di cannabidiolo (CBD), un cannabinoide che sembrerebbe contrastare gli effetti del THC, promuovendo un effetto antipsicotico”.

Tali evidenze empiriche, per quanto interessanti e chiare nelle loro linee di fondo, andrebbero però rafforzate dal punto di vista metodologico compiendo studi geograficamente più estesi e su campioni di cannabis ben più consistenti ed eterogenei di quelli analizzati nello studio riportato.

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