PER UNA LETTURA MONISTA DELLE DIPENDENZE

data di pubblicazione:

20 Giugno 2014

personalità dipendenzeGli autori sviluppano una lettura critica dell’approccio sviluppato a partire dai contributi di O’Brien e Mac Lellan (1996) che interpretano la tossicodipendenza come malattia cronica e recidivante, legata a doppio filo a disturbi cognitivi, mnemonici e legati alla fruizione del piacere. Tale approccio appare inadeguato di fronte a recenti risultati e ricerche  nel campo delle neuro-scienze, che appaiono in grado di aggiungere rilevanti informazioni e concetti per una teoria della tossicodipendenza. L’articolo illustra, in modo sintetico e abbastanza comprensibile anche per un pubblico non specialista, alcuni concetti che hanno aggiornato le conoscenze del funzionamento e dei meccanismi di sviluppo cerebrale, ad esempio le nozioni di registro primario e di registro secondario introdotti da Edelman. In sintesi, Edelman e altri studiosi hanno mostrato il ruolo fondamentale dell’organismo nel suo insieme nella scelta delle configurazioni sinaptiche più adatte in funzione delle condizioni interne ed esterne. Questo modello, ovviamente molto più articolato e complesso di quanto qui sintetizzato, può rilevarsi utile anche per una migliore comprensione della dipendenza da sostanze. Infatti, se le sostanze agiscono rinforzando le connessioni all’interno delle configurazioni sinoptiche corrispondenti all’esperienza tossicomanica, “La dipendenza diventa, così, la condizione indotta dal proprio comportamento, per cui la persona può ottenere gratificazioni solamente in alcune situazioni”. In altre parole, secondo Margaron e gli altri autori, la dipendenza non sarebbe l’esito di alterazioni delle strutture cerebrali, ma sarebbe piuttosto indotta “dal fatto che non esistono esperienze o configurazioni sinaptiche gratificanti da contrapporre alla condotta tossicomanica”.

Margaron H. et alter, Per una lettura monista della dipendenza, Personalità dipendenze, vol. 18, n. 46, pp. 137-148.

Disponibile c/o CESDA

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