LA PEER EDUCATION NEL CONTESTO ITALIANO

data di pubblicazione:

4 Gennaio 2012

La prevenzione tra pari, meglio nota con la formula anglosassone Peer Education, coincide con una precisa metodologia di lavoro finalizzata al coinvolgimento attivo degli adolescenti, con lo scopo di attivare la loro naturale capacità di socializzazione e promuovere efficaci opportunità  di prevenzione, soprattutto nel campo della salute.

 Se la Peer Education è una strategia di prevenzione sociale che mette in campo l’azione diretta dei pari, per la sua realizzazione sono indispensabili alcuni “ingredienti”:

a) l’obiettivo di prevenzione.

L’ambito privilegiato è quello della salute, ma non mancano esperienze in altri ambiti, come, per esempio la prevenzione del bullismo o degli incidenti stradali. E’ fondamentale che l’obiettivo di prevenzione sia ben definito, non generico, ed esprima un’esigenza condivisa sia a livello istituzionale che da parte del gruppo dei pari.

b) individuazione del target di riferimento e del target bersaglio

Il target di riferimento privilegiato è dato dalla popolazione giovanile, in particolare quella scolastica, perché la comunicazione tra pari assume un valore fortemente emozionale nei gruppi giovanili, e l’ambito scolastico permette di raggiungere la maggior parte dei giovani.
Particolare attenzione deve poi esser prestata al target bersaglio, specie nella fase di avvio di un progetto.

c) Il reclutamento e la formazione dei giovani peer

Il reclutamento richiede una fase preliminare di promozione che può avvenire con differenti modalità, l’esperienza dice che la promozione è tanto più efficace tanto più è essa stessa progettata da coetanei.
Vi è poi la fase di “accesso/selezione”: tutti coloro che lo desiderano possono diventare peer, naturalmente le modalità di accesso sono collegate a come è concepita la formazione e il ruolo del peer.

d) Ruolo e formazione degli adulti

In primo luogo si fa riferimento agli adulti della rete territoriale che progetta, organizza e supporta interventi Asl (associazioni del terzo settore, scuole, enti locali).
La rete può essere nata dall’alto per input istituzionale o dal basso; in ambedue i casi è essenziale che entrambe le dimensioni siano presenti.

e) Setting e intervento

Ci si riferisce soprattutto al setting gestito dai peer, anche se, in relazione a questo, andranno definiti quelli degli interventi degli adulti e della formazione. Il peer deve poter operare in operare in un setting strutturato in cui si trovi a suo agio. 

Negli ultimi anni, tenendo presente la sua ampia diffusione, la Peer Education, è molto praticata tra gli operatori e i finanziatori dei progetti di salute. La PE è diventato un “marchio” capace di rendere innovativo qualsiasi progetto di promozione educativa e di prevenzione del disagio. Il rischio che numerosi programmi educativi siano definiti come Peer Education, allora, è dietro l’angolo.
A volte si ha il sospetto che la stessa popolarità della PE sia frutto di un malinteso. Da un lato, i ricercatori e gli operatori sono a conoscenza della complessità di questa metodologia che implica un notevole investimento culturale e pedagogico. Dall’altro, invece, si ha l’impressione che la PEvenga concepita piuttosto come pratica piuttosto come pratica di “risparmio” di tempo e di risorse economiche e professionali.
La Peer Education nasce e cresce proprio dentro il gruppo dei pari, riconoscendo la forza che il piccolo gruppo rimane il cardine della possibilità stessa d’individuazione personale e di conseguenza dello sviluppo del benessere esistenziale.

FAMIGLIA OGGI
n. 6 Novembre Dicembre 2011
La peer education nel contesto italiano
Giammaria Ottolini
Pag. 8

La rivista è disponibile c/o Cesda

Ti potrebbe interessare anche
Precedente
Successivo