I SERVIZI DI RIDUZIONE DEL DANNO E I SERD NELLA PANDEMIA

data di pubblicazione:

25 Ottobre 2020

Una ricerca qualitativa, svolta online fra aprile e maggio scorsi con la partecipazione di 76 enti (44 SerD o Dipartimenti, 31 enti del Terzo settore, 1 Comune) per un totale di 56 servizi di riduzione del danno (RdD) coinvolti (20 Drop in, 20 Unità di strada, 4 drop in giovani, 4 unità di strada giovani, 8 interventi nei setting del divertimento), mostra interessanti risultati sull’operatività e i cambiamenti dei servizi durante la pandemia. Fra i risultati raccolti, i servizi di RdD si sono “dimostrati un presidio territoriale capace di farsi carico della promozione della salute anche in fasce di popolazione poco tutelate e sommerse come senza dimora, migranti, sex workers, persone in difficoltà. I servizi di RdD hanno intercettato una forte domanda sociale (reddito, casa, servizi sociali)”. Tuttavia, la pandemia ha confermato l’assetto disuguale dei servizi basati sulla RdD a livello regionale. Per i Serd si confermano evidenze già emerse in altre indagini: “hanno cercato di mantenere gli orari di apertura, in alcuni casi li hanno ristretti, in pochissimi casi ampliati, e hanno avuto un drastico calo nell’affluenza degli utenti. Vi sono state limitazioni significative nell’accogliere i nuovi utenti, con l’adozione di criteri di urgenza. C’è stato un importante e inedito sviluppo dello smart working, utile per il mantenimento delle relazioni con gli utenti. Una innovazione che può rimanere nel futuro, integrando il lavoro in presenza. Le restrizioni da Covid19 hanno portato a modificare la gestione delle terapie sostitutive, con aumento degli affidi e dei periodi di affidamento e diminuzione di esami clinici di controllo”. Fra le priorità individuate per la riorganizzazione dei servizi, si individuano le seguenti aree:

“Fronteggiare il Covid (ancora), creare un vero sistema territoriale integrato, i LEA della RdD

► Il breve e medio periodo è occupato dalla necessità di presidi e strategie di prevenzione, la pandemia non passerà troppo rapidamente. Serve un modello organizzativo flessibile e la garanzia dei presidi di prevenzione.

► Il ripristino di una relazione di vicinanza con gli utenti, lo smart working resterà ma solo in maniera sussidiaria.

► Sul medio lungo periodo serve un sistema territoriale dei servizi, con una maggiore e più funzionale integrazione, linee guida chiare e risorse vincolate. La lezione di un territorio che complessivamente non ha risposto in maniera adeguata lascia il segno.

► Una migliore risposta ai bisogni sociali degli utenti. La pandemia farà pagare un prezzo alto ai più fragili, è evidente la drastica inadeguatezza dell’attuale sistema.

► Il pubblico deve risolvere il tema del turn over bloccato, che ha fatto invecchiare gli operatori e limita le risorse umane.

► Tra le lezioni apprese, la necessità inderogabile dei LEA della RdD e un cambiamento della legge in direzione meno repressiva.”

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