GIOCO D'AZZARDO: INTERVISTA A ROBERTA PACIFICI

data di pubblicazione:

30 Maggio 2017

gap 3Il Corriere della Sera pubblica un’intervista a Roberta Pacifici, direttrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore di Sanità, incentrata sul gioco d’azzardo e sulle risorse terapeutiche a disposizione del giocatore patologico. Le risposte fornite dalla dott.ssa Pacifici consentono, in modo semplice e chiaro, di fare il punto sui principali campanelli d’allarme che distinguono il giocatore patologico dal giocatore non compulsivo. Nell’intervista vengono inoltre illustrate le modalità di accesso ai servizi di diagnosi e di cura del pubblico e del privato sociale dei giocatori problematici, oltre a un accenno ai diversi modelli di presa in carico.

“Chi si può contattare per chiedere aiuto?
«Nell’ambito del Servizio sanitario nazionale i Servizi per le Dipendenze (SerD) e i Servizi per le Tossicodipendenze (SerT) hanno avviato negli ultimi anni attività più o meno strutturate a contrasto del disturbo da gioco d’azzardo. C’è poi una rete di sostegno nel privato sociale in cui sono in atto esperienze importanti, per esempio ci sono comunità terapeutiche che accolgono i giocatori patologici in percorsi anche abbastanza lunghi e ci sono gruppi di auto-mutuo-aiuto, fino ad associazioni che curano di più gli aspetti legali o relativi all’usura».

Come si accede alle strutture del Servizio sanitario?
«Dalla prima rilevazione del 2016 è emerso che l’accesso ai servizi avviene solitamente in modo diretto, senza alcuna prescrizione medica. Le prestazioni offerte sono quasi sempre gratuite, in qualche caso si paga il ticket».

In che consiste la presa in carico del giocatore d’azzardo patologico?
«Sia nei servizi SerD, sia nelle strutture afferenti al privato sociale, è sempre presente un’equipe formata in linea di massima da medici, psicologi, assistenti sociali, educatori professionali e infermieri professionali, più raramente sono coinvolti nel team di lavoro avvocati e/o consulenti finanziari».

Che cosa propongono in concreto i SerD ?
«Diverse soluzioni, dalla terapia individuale a percorsi di coppia e/o familiari. Alcuni SerD hanno avviato anche esperienze residenziali dirette e gestite dal Servizio sanitario nazionale. Sono presenti altri servizi di cura e trattamento non appartenenti al Ssn, come quelli che si occupano di accoglienza ambulatoriale e percorsi comunitari residenziali specialistici ad hoc».

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