LA PERCEZIONE SOCIALE DEL GIOCO D'AZZARDO IN ITALIA. INDAGINE DEL CENTRO VISENTIN

data di pubblicazione:

29 Maggio 2017

azzardo giovaniUna nuova indagine sul gioco d’azzardo, realizzata dal centro Bruno Visentin di Roma, mette al centro la percezione dei giocatori rispetto alle loro esperienze e attitudini al gioco. L’indagine è stata presentata la settimana scorsa a Roma, nel corso di un incontro durante il quale sono stati illustrati i principali dati. La percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia – speculare rispetto a un analogo Rapporto realizzato in Spagna dalla Università Carlos III di Madrid – compie un’analisi a livello territoriale, di genere, per classi di età e sociale del gioco ‘fisico’ e on line in Italia. L’indagine ha coinvolto un campione di 1.600 intervistati (a cura di IPSOS), intervistati secondo il metodo CATI (interviste telefoniche su un campione rappresentativo della popolazione generale). Ed evidenzia come in Italia – dove si stima che oltre il 44,0% dei cittadini tra i 18 e i 75 anni ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno – solo lo 0,9% (secondo il PGSI, Indice di gravità del gioco problematico) deve considerarsi “giocatore problematico”. Si tratta di una stima che, alla luce di ricerche precedenti condotte su campioni numericamente più consistenti, appare sottostimare l’incidenza delle forme di gioco patologiche. La stragrande maggioranza dei cittadini ha un rapporto che l’indagine definisce “sereno” con il gioco, pur nelle diversità culturali e territoriali esistenti.

A livello di stili di consumo, il gioco preferito dagli italiani continua a essere quello del ‘Gratta&Vinci’ seguito dalla ‘Lotteria Italia’ per le donne e dal ‘Superenalotto’ per gli uomini, ma la percentuale maggiore di giocate è concentrata per quasi il 50% nelle Newslot e Videolottery).

I dati del Rapporto Visentin mostrano come non sia vero che a giocare siano i meno abbienti, bensì il consumo di servizi legati al gioco cresce con l’aumento del livello di benessere e di istruzione dell’utente, a riprova che esso è parte integrante dell’utilizzo del proprio tempo libero. In particolare, tra i laureati il 47,0% risulta essere consumatore di gioco d’azzardo. Questo dato appare in contraddizione con quanto riportato da altre ricerche e rilevazioni, che avevano messo in evidenza come in Italia, negli anni della crisi globale, il ricorso al gioco d’azzardo fosse aumentato, seppure non in modo lineare, pressoché in tutte le fasce di reddito.

Opinabili, perlomeno in una prospettiva di  salute pubblica, le valutazioni espresse da Alejandro Pascual, AD Codere Italia che, dal punto di vista degli interessi dell’industria del gioco, sottolinea come i risultati dell’indagine ridimensionino l’allarme sociale sul problema del gioco patologico. Va tuttavia riconosciuta come interessante la proposta finale avanzata da Pascual sull’istituzione di un registro di soggetti esclusi dal gioco. “Credo comunque che la bolla mediatiche creata sull’argomento non aiuti la soluzione del problema ma scateni solo una corsa tra regolatori al maggior numero di luoghi sensibili inseriti nella norma o alla corsa alla riduzione degli orari. Auspico che in Italia possa concretizzarsi quanto accade in Spagna e che ottiene risultati efficaci: un registro di soggetti esclusi, d’ufficio o volontariamente, dal gioco al fine di tutelare chi ha un problema senza danneggiare o limitare coloro che fanno del gioco un mero intrattenimento. E da quello che abbiamo sentito oggi sono i più”.

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