CARCERE: contro il sovraffollamento cresce la "messa alla prova"

data di pubblicazione:

9 Maggio 2017

MISURE ALTERNATIVEI Csv di Padova e Verona segnalano un forte aumento tra il 2012 e il 2016 delle persone che scelgono di avvalersi dei lavori di pubblica utilità per evitare il carcere o la multa. Coinvolte quasi 500 persone in più di 100 organizzazioni di volontariato.

Nei giorni in cui l’Italia torna a registrare il drammatico sovraffollamento delle carceri, arrivano anche segnali positivi dalla cosiddetta “giustizia riparativa”. È in forte crescita, infatti, il sistema della messa alla prova, prevista (legge 67/2014) per le persone che hanno commesso reati di minor allarme sociale puniti con pena non superiore a 4 anni (o con la sola pena edittale pecuniaria), per i condannati per guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti, e per i tossicodipendenti condannati per un reato di “lieve entità” in materia di stupefacenti.
In Veneto l’adesione a progetti di giustizia riparativa negli ultimi anni è aumentata molto rapidamente. Il CSV di Padova, ad esempio, segnala che dal 2012 al 2016 ha coinvolto complessivamente 240 persone, che hanno svolto un totale di 75.780 ore di volontariato. Le associazioni che hanno accolto le persone che si sono avvalse di questa opportunità sono state 50 e i servizi realizzati sono stati vari: dal doposcuola, alle attività ricreative con i bambini e con gli anziani, dai laboratori creativi, teatrali, musicali, di cucina con persone disabili, al riordino di spazi comuni e alla pulizia del verde e delle aree pubbliche. Nello specifico l’azione del CSV rientra nell’ambito delle convenzioni stipulate nel 2012 con l’Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe), nel 2014 con il Comune di Padova e nel 2016 con il tribunale di Padova.

Il CSV di Verona il tribunale della città collaborano dal 2011. All’inizio sono stati 11 gli enti accoglienti per un totale di 14 posti messi a disposizione. Ma anche qui si è registrato negli anni successivi un vero e proprio boom di richieste. Nel 2016, gli enti che hanno deciso di accogliere persone sono stati 53, tra cui 34 organizzazioni di volontariato, 2 cooperative, 15 enti non profit, una fondazione e un’impresa sociale. Un dato più che raddoppiato rispetto al 2015.
Le persone che nel 2016 hanno iniziato la propria attività sono state quasi 200. Le ore di servizio svolte da gennaio a dicembre hanno sfiorato quota 12mila (11.443). Tanti gli ambiti del terzo settore in cui si sono attivate: dal socio-sanitario e assistenziale alla tutela dell’ambiente, dal culturale e ambientale alla protezione civile e alla cooperazione internazionale. Tra le attività realizzate: supporto a disabili e anziani, servizi di manutenzione, giardinaggio, pulizie e mensa, trasporto di anziani e disabili, lavoro di segreteria, aggiornamento sito web, inserimento dati su supporti informatici, laboratori creativi e manuali.

Per molte persone, svolgere lavori di pubblica utilità non è solo un’opportunità per evitare il carcere, ma diventa soprattutto un’occasione di rilancio.

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