BUPRENORFINA VS BUPRENORFINA E NALOXONE NEL TRATTAMENTO DA DIPENDENZE DI OPPIACEI

data di pubblicazione:

8 Dicembre 2016

suboxoneLa Buprenorfina è un oppiaceo semi-sintetico che, dal punto di vista farmacologico, si caratterizza come un antagonista dei ricettori k degli oppiacei, inducendo effetti molto simili alla morfina a livello di sistema nervoso centrale. Da tempo è utilizzata nei servizi come terapia sostituiva nella dipendenza da oppiacei, data la sua complessiva efficacia nel contrasto della sindrome da astinenza da eroina. Alcuni studi hanno mostrato che la buprenorfina risulta meglio tollerata rispetto al metadone e per i suoi effetti anti-depressivi può essere particolarmente indicata nel trattamento di pazienti tossicodipendenti con comorbilità di tipo psichiatrico. Il limite principale della buprenorfina risiede nel suo potenziale d’abuso (se assunto in modo improprio con alcol e benzodiazepine può determinare il rischio di overdose) e di dipendenza.

Per ridurre i rischi di abuso, alcuni servizi per le Dipendenze Patologiche hanno sostituito la buprenorfina con l’associazione di buprenorfina e naloxone. Il rapporto ritenuto ottimale tra buprenorfina e naloxone è di 4:1. Tuttavia, il giudizio sull’efficacia clinica di questa associazione non è unanime, secondo i dati provenienti dalla letteratura scientifica. In particolare, uno studio di Nasser et al. 2015 sconsiglia l’uso associato di buprenorfina e naloxone in pazienti con insufficienza epatica grave. Gli autori dell’articolo concludono affermando che, dati i risultati discordanti, se si valuta comunque opportuno ricorrere alla terapia di combinazione per risolvere un problema di misuso di buprenorfina, è necessario condividere con il paziente le finalità del cambiamento terapeutico e monitorare attentamente la posologia.

De Vivo E., 2016, Buprenorfina e Buprenorfina/Naloxone, nel trattamento della dipendenza da oppiacei, Dal Fare al Dire, n. 3, pp. 27-33.

Disponibile c/o CESDA.

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