WAR ON DRUGS: UN BILANCIO FALLIMENTARE?

data di pubblicazione:

7 Aprile 2016

the-independent-675Un articolo del quotidiano inglese “Independent” riporta i risultati di uno studio, realizzato dalla John Hopkins University e dall’autorevole The Lancet, che prova  a tracciare un bilancio della politica proibizionista in materia di droghe, spesso riassunta sotto lo slogan, coniato negli Stati Uniti negli anni ’70 sotto la presidenza di Richard Nixon, “war on drugs” (guerra alle droghe). Lo studio sostiene, secondo l’articolo di Indepedent, che la guerra alle droghe avrebbe fallito i suoi obiettivi principali: riduzione della domanda e dei consumi di sostanze. Non solo: l’efficacia di quasi 50 anni di politiche proibizioniste non sarebbe supportata, in ultima analisi, da risultati validi sul fronte della ricerca scientifica e della salute pubblica.  “Il rapporto presenta  “prove convincenti” secondo cui i paesi come il Portogallo e la Repubblica Ceca che hanno depenalizzato reati minori non violenti di droga hanno registrato risultati positivi, tra cui “benefici per la salute pubblica, riduzione dei costi, tassi più bassi di carcerazione e nessun significativo aumento del consumo di droga problematico “. Inoltre, il rapporto segnala che in molti paesi la legislazione antidroga avrebbe avuto un complessivo impatto negativo. Il rapporto cita due questioni: la discriminazione delle minoranze etnico-razziali e delle donne, la maggiore vulnerabilità di salute dei carcerati per reati connessi alle sostanze. Conclude l’articolo: “Il dottor Chris Beyrer, della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, sostiene che il proibizionismo è stato la base di molte leggi antidroga nazionali- “le polizie si basano su idee sull’uso di droghe e sulla dipendenza che non sono giustificate dal punto di vista scientifico”. “La guerra globale alle droghe ha danneggiato la salute pubblica, i diritti umani e lo sviluppo“, afferma. “E’ arrivato il tempo per noi di ripensare il nostro approccio globale alle politiche sulle droghe, e di mettere le prove scientifiche e la salute pubblica al centro della discussione sulle politiche sulle droghe“.

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